La cavàna è una palafitta tipica di tutta la laguna Veneta, dei fiumi dell’entroterra fino al Delta del Po, sebbene ne esistano varie declinazioni. Nella laguna veneta, infatti, le cavane (in antichità ricoveri coperti di paglia, simili a capanne) rappresentano un ricovero coperto per le imbarcazioni, cofani e patane in particolar modo. Non a caso, nella terminologia dei gondolieri il modo di dire “andar in cavàna” sta a indicare la messa in ricovero dell’imbarcazione di lavoro e quindi la fine del turno di attività.
Le cavane del Delta del Po (dai comuni di Porto Tolle fino a Chioggia) sono invece descritte, in senso più ampio rispetto a quelle della Laguna Nord, come le case tipiche dei pescatori costruite e sospese sull’acqua tramite palificazioni ( sito watermuseumofvenice.com), molte delle quali ancora sede delle attività dei pescatori (vedi video https://www.youtube.com/watch?v=KswUagHCko0), specialmente nella Sacca degli Scardovari, nel comune di Porto Tolle (Rovigo, immagini sottostante). Qua, una comunità storica di pescatori (dal 1936) ha portato allo sviluppo delle tipiche “cavàne” (sito Alisei.it), che da tempo però si sono trasformate in luoghi dove vengono eseguite le operazioni di lavorazione dei prodotti allevati in questa zona (come vongole e cozze), grazie al Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine che conta circa 1500 lavoratori; talvolta sono mete di visita durante le visite di pescaturismo. Le cavane sono presenti anche nella zona di Chioggia (Salvarani, 2004).
Dissertazioni sulla definizione di “cavana” sono presenti in documenti (Galliccioli, 1795) datati 1795 (di cui si riportano gli estratti) e riferimenti alle cavane, nella funzione di ricovero per imbarcazioni, si trovano anche nel racconto In serenella di Italo Svevo.