Si tratta dell’antico mestiere di raccoglitore di vongole e telline effettuato a riva con l’omonimo strumento di raccolta. Si tratta di un’antica tecnica messa a punto dalla comunità di pesca locale per approvvigionarsi di un prodotto tipico (vongole e telline) all’epoca ampiamente disponibile nei bassi fondali che caratterizzano la nostra costa.
La tecnica di pesca nella costa settentrionale abruzzese è descritta da Gino Albi (1915): “Nella parte nord della costa è frequente un apparecchio speciale per la pesca delle poveracce: è un ferro con una rete, sormontato da un’asta di legno lunga 9 metri, il ferro per ismuovere la sabbia nella quale trovansi le poveracce è lungo circa metri 1,90. Poggiato il ferro nella sabbia l’apparecchio viene trascinato da due a quattro uomini e trattiene nella rete i molluschi”.
Per decenni questa tecnica ha rappresentato una fonte di sostentamento di molti pescatori locali e, prima dell’avvento delle moto-imbarcazioni, di approvvigionamento per l’intera comunità locale. Nel tempo, il suo svolgimento ha assunto un carattere amatoriale pressoché esclusivo. Data l’attuale difficoltà di reperimento del prodotto ittico, le vigenti regolamentazioni dell’attività di pesca ed il cambiamento generazionale, questa attività tende progressivamente a scomparire. La pesca delle telline è praticata comunque in modo trasversali sui litorali sabbiosi (ivi compresi Lazio e Toscana).