La Laguna di Orbetello si trova nel sud-ovest della Toscana in provincia di Grosseto, a 7 km dal Parco della Maremma, il secondo Parco Regionale istituito in Italia nel 1975 (http://www.parco.maremma.it). I due tomboli della Giannella e della Feniglia legano il Promontorio dell’Argentario alla terra ferma, formando la laguna di Orbetello, la più grande laguna interna del Mar Mediterraneo (con un’estensione di 25.25 km2), al cui centro si sviluppa il paese di Orbetello. I due tomboli sono lunghi ciascuno 7 km e larghi da 500 a 1000 m. Il Tombolo della Giannella si congiunge all’Argentario da Porto S. Stefano mentre quello della Feniglia da Porto Ercole. La Laguna è divisa in due bacini (bacino di Levante, con un’estensione di 10 km2, e bacino di Ponente, con un’estensione di 15.25 km2) da un ponte-diga artificiale, costruito nel 1842, lungo 1 km con 6 ponti per la comunicazione delle acque dei due bacini (Levante e Ponente) e che collega la città di Orbetello al Monte Argentario. Il sistema lagunare comunica direttamente con il mare mediante tre canali larghi 25 m ciascuno: quello di Ansedonia per la laguna di Levante, il canale di Nassa e di Fibbia per la laguna di Ponente.
Nonostante fino ai primi decenni del ‘900 lo specchio d’acqua posto in prossimità di Orbetello venisse definito “stagno”, nelle carte dell’Istituto Geografico Militare e nelle carte del Touring questo specchio d’acqua veniva definito proprio “Laguna”. La laguna di Orbetello è un immenso specchio di acqua, un tempo regolato unicamente dalla natura e oggi soggetto a una pressione antropica che ne rende sempre più complessa la gestione.
I due bacini della Laguna sono gestiti in maniera diversa: un Decreto granducale assegnò al comune la parte a ponente (a N0) dello specchio d’acqua, lasciando alla libera pesca quella a levante (a SE) (Targioni Tozzetti, 1871). Secondo Targioni Tozzetti (1871), lo stagno o lago (o laguna) di Orbetello forniva una grande varietà di pesci (cefali, mazzardi, codirosse, spigole, acerate, aguglie, ghiozzi, nel complesso denominati pesce bianco ma anche il cosiddetto pesce nero, cioè anguille nella forma di capitoni, anguille gentili o anguille paglierine), pescati a quel tempo con tramagli, bertavelli, arelle, arelloni ma anche con la fiocina e la coffa, più innocue ai fini della conservazione delle specie, ma anche con siepi di “canne palustri, disposte ad angolo, al vertice del quale si pongono fittissime reti, che tutto fermano a gran detrimento dei futuri guadagni”. I pescatori che operano adesso in laguna catturano spigole, orate, cefali, anguille, calcinelli, … mazzancolle, femminelle, che sono le specie più diffuse la cui disponibilità nel corso dell’anno è dipendente dalla stagionalità: mazzancolle in inverno e primavera, femminelle e calcinelli solo in inverno, cefali, anguille e spigole durante tutto l’anno. Il pesce arriva spontaneamente, secondo la stagionalità e le maree, senza l’uso di mangime-esca. La pesca è praticata nel rispetto delle regole storiche: è “pesca tradizionale”, effettuata “vagando” in laguna con barche di legno, usando ancora remi, struzze, tramaglio e martavelli, o “al lavoriero”, con l’uso, cioè, di impianti fissi, posizionati sui canali di collegamento tra il mare e la laguna.
I martavelli e le nasse sono più selettivi; infatti, posizionati all’interno della laguna, catturano solo anguille, feminelle (granchi invernali), mazzancolle e bavose. Nel periodo invernale i martavelli, dalla tipica rete a imbuto con camera finale, sono inseriti in “strutture di inganno” realizzate con reti, canne e pali. In estate sono inseriti in strutture meno complicate detti “crocioni” e possono essere spostati anche quotidianamente.
Modernizzate nel tempo, queste tecniche mantengono le loro caratteristiche di sostenibilità. L’attività dei pescatori, purtroppo, è sempre più difficile per via di cicliche calamità (con effetti disastrosi sulla fauna marina) causate da una gestione poco attenta e rispettosa di questo ecosistema delicatissimo sul quale insiste una importante pressione antropica.
Numerosi sono i riferimenti storici che attestano l’importanza storica e culturale e la valenza economica della pesca ad Orbetello e sulla Laguna secondo le tecniche definite come ”tradizionali”. Sin dal 1414 si tracciano documenti e contratti che mettono in risalto il rilievo economico dell’attività di sfruttamento ittico della Laguna. Negli statuti emanati dalla Repubblica di Siena si rilevano norme che regolamentano la gestione della laguna (Della electione de’ Pescaturi, Di non cava pescie di rete, Di non pescar nel stagno, Del modo di vender pesce, La bandita del stagno, Della bandita di Fibbia, De chi togliesse scafa remi, o trigante) e modifiche successive a partire dal 23 luglio 1489 (Scafa non si pigli senza licentia pena soldi XL, Bestie non possà passare per le fosse dele peschiere, Le peschiere sieno in bando e si peschi co’ tipi fatti, Non si passi per le peschiere, Pescie si porti in piazza), nel 1493 (Anguille non si salino prese di notte) e negli anni a seguire, fino al 14 maggio 1549 quando terminò il dominio su Orbetello della Repubblica di Siena a favore del Regno di Spagna (lo Stato dei Presidi), che il 30 gennaio nel 1573, con atto dedicato, si riprendono in 28 punti gli statuti ed i regolamenti esistenti in materia di gestione della Laguna. Fra queste norme si segnala quella relativa al divieto della pesca di pesce di taglia inferiore a “mezza libbra” e agli attrezzi (detti “ordigni”) da pesca vietati: gichi, cecarelle, reti tramagliate aventi magli più piccole di quelle regolamentari (esisteva nella Segreteria della Comunità il deposito delle maglie in ferro delle dimensioni sotto la quale era vietato l’uso). Il dominio su Orbetello (quindi sulla laguna e sulla pesca) passò dagli Spagnoli ai Francesi nel 1800 e nel 1801 venne incorporato nel Regno di Toscana. La gestione della pesca in tutti questi anni si era mantenuta regolamentata per legge secondo il criterio delle Bandite (aree di laguna prospicenti le Peschiere di Nassa e di Fibbia a Ponente dove la libera pesca era interdetta) che venivano date in appalto a bando e la restante parte di lago di Ponente e l’intero specchio di Levante dove era possibile esercitare la libera pesca e dove pescavano quindi i Pescatori di Orbetello. La gran parte dei regolamenti e dei documenti recuperabili aveva per oggetto infrazioni di furto di pesce nelle aree Bandite sottoposte a contratto e questo è stato in verità l’oggetto della contesa fra i cittadini e chi governava la laguna fino alla fine del XIX° secolo, quando alla fine di un estenuante dibattito scaturito in seno al Consiglio Comunale dalla impossibilità ad appaltare la pesca a seguito di ripetuti episodi di morie, viene dato il via ad un opera di escavazione che bonificò la laguna e dette inizio alla prima esperienza di gestione diretta del Comune dell’attività di pesca. Era il 1899 e da qui fino al 1907 proseguì questa esperienza, poi si tornò all’appalto, ma ne frattempo si era regolamentata la presenza dei pescatori con il metodo del sorteggio: fra quelli che pescavano liberamente (ma in regola) nella laguna di Levante, sei barche e 3 pescatori isolati venivano sorteggiati per poter pescare anche nella laguna di Ponente. Inizialmente annuale, il sorteggio poi divenne quadriennale. Aveva così inizio la “Pesca vagantiva”, ovvero per i pescatori che “vagavano” da Levante a Ponente. Questo sistema si mantenne valido per alcuni decenni, ma negli anni ’30 del secolo scorso, quando si iniziò a delineare una criticità fra i pescatori, evidenziando fra loro quelli con difficoltà di sussistenza, tale situazione suscitò l’intervento del Podestà che fece deliberare per sé la possibilità di autorizzare i pescatori più bisognosi a pescare a Ponente. Dopo la II° Guerra Mondiale, la prima Amministrazione decide di assumere direttamente la gestione dell’attività di pesca, riprendendo tutti i regolamenti e le norme storicamente emanante. Nel 1960 viene sottoscritto dal Comune e dalla Cooperativa “La Peschereccia” la prima Convenzione per l’esercizio della pesca nella laguna e sue pertinenze e all’art. 2 si stabilisce che “Le operazione della Pesca vagantiva e quella delle Peschiere verranno disciplinate da apposito regolamento e condotte nel comune interesse dei contraenti”. Successivamente vengono inserite le altre attività connesse alla pesca. La dizione “Pesca Tradizionale” appare nell’atto di affidamento del diritto esclusivo di pesca da parte del Comune di Orbetello dagli anni ’80 dello scorso secolo e successivamente riportato su tutti gli atti Convenzionali sino a quello ancora in vigore, sottoscritto il 21 dicembre 1999.