Patrimonio Culturale della Pesca

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Antiche imbarcazioni da pesca

Vela al Terzo e Confezione e tinture

Per tradizione, nell’Adriatico esistevano due tipi principali di vele: la vela latina antica o altomedievale, largamente utilizzate in tutto il Mediterraneo dall’Alto Medioevo fino ai giorni nostri; l’altra è la più recente vela “al terzo”, che è una vela a forma di trapezio in piedi e bilanciata, tipica delle zone centrali e settentrionali dell’Adriatico. In particolare, questo tipo di vela si trova lungo tutta la costa italiana fino alle Marche e all’Abruzzo, e sulla costa croata fino a Zara/Zadar e Betina sull’isola di Murter. Nel tratto compreso tra la linea che si trova un po’ più a nord della costa croata e la linea che si trova un po’ più a sud della costa italiana la vela al terzo affianca la vela latina, per poi essere gradualmente sostituita da quest’ultima man mano che si procede verso sud, dove domina il tradizionale armo mediterraneo della vela latina.

La “vela al terzo” prende il nome dal fatto che il suo punto di sospensione è posto a circa un terzo della lunghezza del pennone superiore, il cosiddetto “pennone di sopravvia”. Il pennone superiore si trova quindi a circa un terzo a prua e a circa due terzi a poppa dell’albero, anche se queste proporzioni tendono a variare a seconda del tipo di sartiame utilizzato e del tipo di barca. Scoprire le origini esatte della vela di prua non è semplice, ma esistono due ipotesi principali. La prima è che derivi dalla vela latina, in particolare da una variante con l’angolo anteriore tagliato, molto diffusa nel Mediterraneo e oltre. La seconda è che si sia evoluta da una serie di modifiche alla vela quadra, utilizzata fino al XIX secolo sui fiumi e nelle acque interne dell’Italia settentrionale. Ciò è avvenuto probabilmente in area veneta, forse nella laguna di Venezia, luogo ideale per questo tipo di incontro, in un periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo, come sembrano suggerire i documenti più antichi. Le più antiche testimonianze di questo tipo di vela sono presenti nel bassorilievo nella facciata della chiesa di S. Maria del Giglio a Venezia (1680).

La “vela al terzo” è stata utilizzata negli ultimi tre secoli, sino alla diffusione della motorizzazione su tutte le barche da pesca dell’Adriatico settentrionale, in un areale che si estende dall’Abruzzo sulla costa italiana, sino alle isole davanti a Zara sulla costa croata. Rispetto alla vela latina, diffusa in tutto il Mediterraneo fino al 1700 e diffusa nell’Adriatico tra la marineria minore, con un passaggio lento e graduale si arrivò alla forma trapezoidale tipica della vela terzo che, anziché essere bianca o di colore uniforme, è tinta con vivaci colori ocra e contrassegnata da simboli caratteristici per identificare la famiglia del “paròne” (proprietario e capitano della barca). Dall’area veneta proviene infatti anche la tradizione di utilizzare terre naturali colorate per decorare le vele con motivi geometrici o simboli che fungono da ideogrammi identificativi della famiglia proprietaria dell’imbarcazione. La pratica di dipingere le vele garantiva anche una maggiore durata nel tempo, proteggendole dalle muffe, oltre a renderle più visibili in mare e a favorire il riconoscimento delle imbarcazioni. Questa usanza fu probabilmente adottata a Chioggia, che fu il principale centro di pesca dell’Alto Adriatico dal 1600 alla prima metà del XX secolo. L’esigenza di identificarsi attraverso i simboli e i colori delle vele era dettata dalla necessità di distinguersi e farsi riconoscere all’interno di flotte molto affollate, come nel caso di Chioggia, ma anche dal desiderio di distinguersi, a livello personale e familiare, in una società in cui ci si identificava completamente con la propria barca.

La confezione tradizionale delle vele al terzo è una pratica che era andata in disuso, e che è stata recuperata da alcuni pochissimi artigiani (in particolare una velaia di Cattolica) grazie al restauro delle barche tradizionali portato avanti sulla costa della Romagna, mentre la tintura delle vele viene svolta soprattutto nel laboratorio di restauro del Museo della Marineria di Cesenatico e da alcuni proprietari delle imbarcazioni.

Dagli anni ’90 del secolo scorso ha sempre più preso piede l’uso della vela al terzo con fini di diporto e tempo libero, quando sorgono anche le prime associazioni di appassionati e l’uso della vela al terzo assume sempre più la connotazione di attività ludico-sportiva. Prima dell’ultimo decennio del secolo scorso (anni ’60 e ’70) ci sono solo alcuni sporadici esempi di utilizzo della vela al terzo per attività diverse da quella lavorativa. È il Museo della Marineria di Cesenatico che nel 1979 acquista la prima barca navigante al terzo. Nel corso degli anni, il numero di praticanti è aumentato in maniera costante e la pratica si è diffusa presso gli iscritti alle società remiere. Nel territorio lagunare è presente una specifica associazione, denominata “Vela al Terzo”, che organizza manifestazioni riservate alla specialità, ma esistono molte associazioni che praticano la vela al terzo non solo a Venezia, ma anche sulla costa della Romagna, in Croazia, e ci sono alcuni isolati praticanti nelle Marche.

Comunità, gruppi o individui a cui il bene è legato:

Musei, gruppi, associazioni, comunità che tramandano la pratica della navigazione con le barche tradizionali con vela al terzo dell’Adriatico
Dimensione locale, regionale, interregionale, nazionale, sovranazionale o internazionale:
Sì, locale, Sì, regionale, Sì, interregionale, Sì, sovranazionale (Veneto, Marche)

Quali fattori ne stanno causando la scomparsa: Meccanizzazione e progresso tecnologico